Alabastron in ceramica a vernice nera sovradipinta

12 ottobre 2022 12 ottobre 2022

Da Taranto, via C. Battisti angolo via Zara, 1952. Inv. 52553, fine IV secolo a.C.
Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Sala IV, vetrina 41, 11.1

Il vaso rappresentato, chiamato alàbastron, prende il nome dal materiale con cui questa forma era originariamente prodotta, l’alabastro. L’alàbastron non veniva utilizzato solo dalle donne, ma anche dagli uomini come contenitore di profumi, unguenti e olii profumati e le sue misure, generalmente piuttosto ridotte, bene si prestavano alla conservazione di liquidi preziosi e spesso costosi, soprattutto se d’importazione. Morfologicamente si contraddistingue, oltre che per il suo corpo allungato e longilineo e per l’assenza di anse, soprattutto per il collo, abbastanza stretto da permettere al liquido di fuoriuscire solo poco per volta, e per il labbro a tesa, pensato per raccogliere e non perdere le eventuali gocce del prezioso contenuto che sarebbero potuto colare.
Nella cultura funeraria capita spesso di rinvenire questi piccoli contenitori in tombe maschili, soprattutto a Taranto, dove il legame con il mondo dell’atletismo era particolarmente sentito: gli atleti infatti, nei corredi per il loro viaggio nell’aldilà, sono frequentemente accompagnati dagli alàbastra che, contenendo l’olio con cui erano soliti detergersi il corpo prima degli allenamenti o prima delle competizioni, come ci dimostrano numerose scene dipinte sui vasi stessi, li definiscono proprio nel loro ruolo di atleti anche nell’oltretomba.

Questo esemplare (alt. cm 13, diam. max. cm 4.7) si attribuisce alla produzione convenzionalmente definita come “ceramica di Gnatia”, cioè quella produzione sovraddipinta policroma, diffusa in area peuceta soprattutto a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C., caratterizzata stilisticamente da un fondo a vernice nera, piuttosto lucida, e da decorazioni, in genere sempre vegetali o a ovuletti, sovraddipinte in bianco e giallo. Non essendo caratterizzata dalle classiche grandi scene figurate, che bene si addicono e che sono funzionali ad un’analisi stilistica, questa ceramica deve necessariamente essere studiata attraverso un approccio metodologico più propriamente archeologico, basato sullo studio delle morfologie vascolari e soprattutto dei rinvenimenti contestuali.

La decorazione, ancora molto ben conservata, è dedicata al mondo della musica, con una bellissima arpa sovraddipinta in bianco e giallo, caratterizzata dalle numerose corde e dalla struttura lignea, con eleganti volute superiori. Lo strumento, che si staglia sullo sfondo a vernice nera, è inquadrato da rami vegetali, fogliati e fioriti, e coronato al centro da un grande fiore a campanula, con coppia di foglie a girale e, sopra, tre ulteriori foglie cuoriformi.
Sul retro del vaso, invece, sempre tra due rami vegetali, è dipinto un simpatico cagnolino ritto sulle zampe posteriori, che forse, attratto, si tende verso una colombina posta in alto, al centro tra i due rametti.

Questo sito web utilizza i cookie

Utilizziamo i cookie per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre informazioni sul modo in cui utilizza il nostro sito con i nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che ha fornito loro o che hanno raccolto dal suo utilizzo dei loro servizi. Acconsenta ai nostri cookie se continua ad utilizzare il nostro sito web. Cookie Policy