Atleti di Taranto

31 gennaio 2022 31 gennaio 2022

Le anfore sono dei vasi destinati a contenere liquidi: olio o vino. Negli agoni che si svolgevano ogni quattro anni ad Atene in onore di Atena Parthenos, venerata nel tempio – capolavoro – dell’arte greca che da lei si chiama Partenone costituivano il premio per gli atleti vincitori, poiché contenevano l’olio sacro dell’Attica.
Le anfore panatenaiche hanno un orlo svasato, un corpo piuttosto panciuto su piccolo piede di forma leggermente troncoconica. Hanno due anse verticali impostate sul collo e sulla spalla e sono chiuse da un coperchio con presa a pomello. La loro peculiarità consiste nel fatto che recano delle raffigurazioni particolari. Su una faccia infatti troviamo una rappresentazione precisa: la dea Atena Promachos (armata di tutto punto) tra colonne doriche sormontate da galli. Lungo la colonna a sinistra per chi osserva è dipinta l’iscrizione commemorativa che ricorda gli agoni ateniesi per eccellenza. Nell’altra faccia dell’anfora si rappresenta la specialità atletica nella quale le stesse anfore sono state vinte. In questo caso troviamo la rappresentazione della corsa delle quadrighe: un auriga barbato con la tunica attillata tipica di chi pratica questa disciplina, impugnando un frustino, lancia al galoppo una quadriga. I cavalli sono rappresentati con le zampe anteriori sollevate in un’impennata per enfatizzarne il movimento. I cavalli posti al centro (i cosiddetti iugales) sono rappresentati convenzionalmente con le teste convergenti mentre gli animali posti esternamente, detti funales, scartano rivolgendo il muso all’esterno. La curvatura della pancia dell’anfora aiuta a rendere il senso del movimento del carro.

La tomba arcaica degli Atleti in via Crispi, 2
Sita in un ambiente a piano terra entro l’edificio dell’ex scuola Media “G. Mazzini” in via Pitagora, fu scoperta e scavata fra il 1917 ed il 1921. Si tratta di un monumento di epoca arcaica (fine VI- inizio V a.C.), a pianta quadrangolare, costruita in opera quadrata e pavimentata con lastre di carparo; anche la stessa copertura, retta da due colonne doriche in asse, doveva avere un tetto in pietra. La particolarità dell’architettura richiama fedelmente la sala da banchetto della casa greca arcaica, nella quale le klinai, qui sostituite dai sarcofagi, venivano addossate alle pareti. La struttura architettonica era dunque in stretta relazione simbolica ed allusiva con il ricco corredo, il cui vasellame è distinto dalle diverse funzioni specifiche: l’anfora per portare il vino, l’hydria per l’acqua, con le sue due anse orizzontali (a “damigiana”) per il trasporto e della verticale per versare, il cratere ove mescolare acqua e vino, l’oinochoe per attingere ed infine le kilikes o gli skyphoi per bere. Al mondo dell’atletismo rimandano invece gli strigili per la pulizia del corpo e gli alabastra, vasi in alabastro con funzione di porta profumi e soprattutto la grande anfora panatenaica.
Gli oggetti del corredo contribuivano a rendere efficace l’imitazione della vita reale, soprattutto i grandi contenitori per il servizio del vino durante il simposio, mentre all’interno dei sarcofagi si trovavano i porta profumi in alabastro e gli strigili, le spatole con le quali gli atleti si ripulivano dopo le competizioni. In un sarcofago il defunto recava oggetti tipici del mondo della palestra e del simposio, oltre ad una corona in oro: forse era il capo di questo gruppo che non era riconducibile ad un gruppo familiare ma era una sorta di confraternita i cui adepti si riconoscevano nelle pratiche aristocratiche del simposio e dell’atletismo.
Le sepolture si datano fra il 500 e il 480 a.C., ovvero alla fine del periodo aristocratico della città. Intorno al 473 a.C. infatti i Tarantini e i Reggini furono sconfitti dagli Italici e ciò provocò una crisi istituzionale e l’avvento di un regime democratico nella città. Non a caso, probabilmente, un sarcofago della tomba non è stato utilizzato: le leggi democratiche vietavano l’eccessivo lusso nelle sepolture, e le tombe a camera scompaiono nella città sino all’età ellenistica e romana.

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