Elmo

02 maggio 2022 02 maggio 2022

Fine del III secolo a.C.
Taranto, contrada Lupoli 1907
Nel 1907, in contrada Lupoli, furono trovati, in un’unica sepoltura, i resti di due persone. Gli elementi di corredo, che le foto dell’epoca mostrano a ridosso del sarcofago, comprendevano gli elementi tipici dell’armamento di soldati romani: due elmi e la lama in ferro di una zappa, oltre ad un’olla a due anse. L’elmo ha una forma a calotta con bottone terminale, paragnatidi mobili per la protezione del volto e paranuca; un foro nel secondo elmo, che passa da una parte all’altra, ci ricorda ancora una volta la terribile realtà della guerra. L’elmo si data alla fine del III secolo a.C.

Le guerre tra Taranto e Roma nel III secolo a.C.

Il terzo secolo a.C. vede a più riprese l’intensificarsi delle ostilità fra Taranto e Roma. Nel primo quarto del secolo la città greca si difende chiamando in proprio aiuto Pirro, re dell’Epiro, che sconfisse i Romani più volte, ma che non seppe cogliere il momento favorevole e fu sconfitto definitivamente nel 275 nella località irpina che, chiamata Maleventum a causa della terribile umiliazione delle Forche caudine subita nelle guerre sannitiche, fu rinominata Beneventum per ricordare la sconfitta dei tarantini.
Una seconda fase delle ostilità vi fu nel corso della seconda guerra punica, quando la città, socia dei Romani, fu consegnata ad Annibale cartaginese da una fazione di cittadini che si definivano “i Giovani”. La sepoltura su descritta sembra appartenere a questo momento.
Sia Livio che Polibio raccontano le vicende, fornendo anche importanti indicazioni sulla topografia della città antica. L’esercito cartaginese entrò in città da Oriente, dopo avere sorpreso le guardie, e il comandante romano, M. Livio, fece appena in tempo a rifugiarsi nell’acropoli, lasciando i Cartaginesi padroni della polis, al limite occidentale della quale Annibale fece approntare due palizzate, un fossato, un aggere di terra e una muraglia. La città rimase nelle mani dei Cartaginesi sino al 209 e fu presa dai Romani con un inganno. Il console Quinto Fabio Massimo il temporeggiatore fu durissimo con Taranto e nel saccheggio che seguì la conquista la città fu spogliata di grandi capolavori, tra cui l’Eracle in riposo di Lisippo, che fu proprio dedicato dal comandante romano in Campidoglio a memoria della vittoria romana.
Taranto scomparve dalla geografia politica del Mediterraneo come stato autonomo e come città per oltre un secolo, dovendo cedere ostaggi, ricchezze e tributi, navi e territorio e subendo lo smacco del divieto di battere moneta propria.

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