I Giardini di Adone

Una lekythos – piccolo vaso utilizzato per contenere unguenti profumati – rinvenuta nel 1971 in una tomba femminile di via Terni a Taranto ci fornisce una vivida rappresentazione di un rituale intimamente legato al mondo vegetale. Prodotta in Attica nel IV sec. a.C. con la particolare tecnica detta a rilievi policromi – che si avvale di figurine a rilievo ottenute da una matrice e applicate alla superficie ancora umida del vaso – mostra alcune donne riccamente abbigliate che partecipano alle cerimonie annuali in onore di Adone. Questo bellissimo giovinetto, durante una battuta di caccia, viene ferito a morte da un cinghiale scatenatogli contro da Persefone, gelosa per la preferenza accordata da Adone ad Afrodite, sua rivale in amore. Disceso nel mondo dei morti su cui regna Persefone, Adone ottiene da Zeus la possibilità di trascorrere una parte dell’anno – i mesi primaverili ed estivi, quando la natura torna a fiorire rigogliosa – in compagnia dell’amata Afrodite. Per celebrare questa unione, al culmine dell’estate, le donne greche recavano sui tetti delle abitazioni dei giardini in miniatura – detti “giardini di Adone” – ottenuti dai semi di piante a germinazione rapida all’interno di vasi di terracotta: sulla nostra lekythos è un giovane Erote, arrampicandosi su una scala a pioli, a portare il piccolo giardino in un’anfora spezzata. Come l’amore tra Afrodite e il suo giovane e sfortunato amante, tuttavia, i “giardini di Adone” conoscevano un rigoglio effimero: esposti alla canicola estiva si disseccavano rapidamente, tra i pianti e i lamenti delle donne disperate per il ritorno di Adone nel regno dei morti. Unica consolazione, la certezza dell’eterna ripetizione di questa vicenda cosmica di morte e rinascita, ogni anno al volgere delle stagioni.