Il mito e le statue

06 aprile 2023 06 aprile 2023

Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, in origine caratterizzato da una vivace policromia e in parte restaurato in epoca moderna, rappresenta l’episodio mitico tratto dalla saga degli Argonauti. Le due Sirene, raffigurate come uccelli rapaci con corpo di donna secondo l’iconografia più antica, intonano il loro canto mortale, mentre, di fronte a loro, il cantore Orfeo, dischiudendo le labbra in un canto melodioso salva i marinai dal pericolo. Seduto su un trono su cui restano tracce dell’originaria decorazione a colori, regge nella mano destra il frammento di un plettro, nell’altra forse uno strumento a corde, oggi perduto.
È verosimile che un’opera di tale grandezza e accuratezza, realizzata a Taranto alla fine del IV secolo a.C., adornasse un ricco sepolcro della città, dove sono note tombe monumentali decorate con elementi in terracotta.

L’operazione orpheus del comando carabinieri tutela patrimonio culturale

L’Operazione Orpheus appartiene alla serie di attività messe in campo per contrastare il traffico illecito di beni archeologici di provenienza italiana in ambito internazionale, condotte dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale.
Lo spunto si ebbe alcuni anni fa, quando i militari scoprirono che un noto indiziato per reati contro il patrimonio culturale, avvalendosi di un’organizzazione con propaggini internazionali, aveva messo in atto una serie di traffici di reperti archeologici, provento di scavo clandestino nella provincia di Taranto.
Nel corso delle attività investigative venne così appurato che il noto trafficante aveva avuto un ruolo nelle vicende relative allo scavo clandestino e nell’esportazione illecita, avvenuta negli anni ‘70, del gruppo scultoreo denominato Orfeo e le Sirene.
In effetti, dalla documentazione individuata e dagli accertamenti svolti, è stato assodato che i preziosi reperti furono scavati e rinvenuti in frammenti nel territorio tarantino da alcuni tombaroli, dai quali passarono ad un noto ricettatore locale, con contatti con la criminalità organizzata, che, a sua volta, li aveva ceduti ad un altro ricettatore con contatti internazionali e titolare di una galleria d’arte in Svizzera. Le sculture, ridotte in frammenti, vennero affidate ad un altro soggetto specializzato nel trasferire beni culturali all’estero, che effettuò il trasporto in Svizzera, dove vennero affidate ad un restauratore che le ricompose nella forma originaria.
Le statue dopo un periodo di giacenza in Svizzera in attesa di un compratore, furono acquistate dal The Paul Getty Museum di Malibù (Los Angels – USA).
Le informazioni condivise con l’Assistant District Attorney Matthew Bogdanos del District Attorney’s Office di Manhattan (DAO) e la stretta collaborazione instaurata con tale ufficio e con lo Homeland Security Investigations hanno consentito il sequestro del gruppo scultoreo dal valore inestimabile e il suo rimpatrio, per la restituzione al patrimonio culturale nazionale.

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