Nell’ambito della produzione di corone funerarie in foglie ottenute a ritaglio da sottilissime lamine d’oro, diffusa a Taranto nella piena età ellenistica, all’iniziale varietà delle essenze vegetali rappresentate (alloro, ulivo, rosette) subentra nella fase più tarda un’assoluta preponderanza della quercia, diffusa fino all’esaurirsi di questa tradizione artigianale nell’avanzato II sec. a.C. Albero fra gli alberi e asse portante del mondo, simbolo di forza e di vigore sia fisico che morale, la quercia è sacra a Zeus, signore del fulmine e padre degli dèi. Nel santuario di Dodona in Epiro, insieme alla compagna Dione, Zeus pronunciava vaticinî attraverso lo stormire delle fronde di questo albero e il tubare delle colombe che abitavano fra i suoi rami. Non è improbabile che proprio i rapporti diplomatici fra Taranto e l’Epiro – i cui sovrani Alessandro il Molosso e Pirro, fra il tardo IV e l’iniziale III sec. a.C., offrirono alla città magnogreca sostegno militare contro le popolazioni italiche – abbiano favorito indirettamente la fortuna di questo soggetto in ambiente tarentino, per quanto corone in foglia di quercia siano documentate anche in altre regioni del Mediterraneo ellenistico.
La quercia: l’albero di Zeus