Nel frattempo a Taranto…

06 agosto 2021 06 agosto 2021

La seconda sezione della mostra mira a fornire uno spaccato, necessariamente parziale, dell’ideologia funeraria di Taranto e della società che in essa si esprime durante il lungo periodo di utilizzo del tumulo di Poggio Pelliccia. Nei due secoli successivi alla fondazione di Taras da parte di coloni di Sparta (706 a.C.), le necropoli si concentrano in prevalenza nell’area del Borgo, a est dell’attuale Canale navigabile. Il rito funerario quasi esclusivo è l’inumazione, di norma all’interno di una fossa scavata nel banco calcareo e coperta da lastroni. Per tutto il VII sec. a.C. gli oggetti deposti nelle tombe sono pochi e di livello modesto, perlopiù piccoli contenitori per profumi di produzione corinzia. Solo dai primi decenni del VI secolo si assiste a un incremento sia quantitativo che qualitativo delle attestazioni, segno di una maggiore articolazione della società coloniale: si intensificano le importazioni dall’area greco-orientale e fanno la loro comparsa, accanto alle ceramiche laconiche* che attestano il perdurare dei rapporti con la madrepatria Sparta, i vasi a figure nere attici*, destinati a sostituire la ceramica corinzia sui mercati del Mediterraneo. Le forme fanno ora riferimento al consumo ritualizzato del vino, cardine dell’ideologia aristocratica dei Greci di epoca arcaica alla quale si ispirano i principi d’Etruria. Rari sono gli oggetti di ornamento personale nelle tombe femminili, quali spilloni, pendenti e collane in pasta vitrea e in faïence*, spesso con soggetti egittizzanti mediati dall’Oriente fenicio, siriaco e cipriota. Quasi del tutto assenti sono le fibule*, che ricorrono invece con frequenza – oltre che in Etruria – nelle coeve necropoli degli altri centri della Magna Grecia e di quelli indigeni dell’Apulia. Unica concessione alla monumentalità della struttura tombale, dalla seconda metà del VI sec. a.C., sono poche tombe a camera destinate a gruppi ristretti di soli uomini legati da vincoli di solidarietà ideologica. La loro diffusione conoscerà una brusca interruzione, insieme alla sempre più spiccata articolazione dei corredi, nello stesso periodo che vede l’abbandono del tumulo di Poggio Pelliccia: intorno al 470 a.C., per effetto della trasformazione in senso democratico della società tarantina e della probabile introduzione di leggi suntuarie*, i corredi scompaiono quasi del tutto o si riducono a pochi oggetti dal valore esclusivamente simbolico.

Forse non tutti sanno che…
* È detta laconica la ceramica prodotta nella regione della Laconia nel sud del Peloponneso, dove si trova Sparta.
* È detta attica la ceramica prodotta ad Atene, centro principale dell’omonima regione greca.
* Con il termine francese faïence si indica un materiale vetroso, già noto nell’antico Egitto, caratterizzato da un nucleo terroso rivestito esternamente da uno strato vetrificato.
* Le fibule sono spille impiegate per fermare le vesti.
* Sono dette suntuarie le leggi, attestate in diversi luoghi e momenti della storia dell’antico Mediterraneo, che mirano a contenere l’ostentazione del lusso soprattutto in ambito funerario.

Contesto

I corredi tarantini esposti in questa sezione, provenienti dai depositi del MArTA e in alcuni casi inediti, sono stati selezionati per la presenza di materiali importati dall’Egeo orientale che trovano confronti stringenti con quelli rinvenuti nel complesso di Poggio Pelliccia, attestando l’inserimento di entrambi i centri nei circuiti di circolazione di beni che percorrono l’intero Mediterraneo.

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