A partire dalla fine del II sec. a.C., in diretta connessione con la deduzione nel 123/122 a.C. della colonia marittima Neptunia, si assiste ad un deciso mutamento nella strutturazione urbana e un accostamento della cultura romana a quella autoctona.
Tra I sec. a.C. e I sec. d.C. le aree necropolari si distribuiscono soprattutto nell’area prospiciente le coste del Mar Piccolo, come hanno dimostrato i recenti rinvenimenti dei Giardini Peripato e, proseguendo verso est, gli scavi degli inizi del secolo scorso nel Regio Arsenale e nelle zone note con la denominazione di Contrada S. Lucia, Corti Vecchie, Piazza d’Armi.
Le sepolture, caratterizzate dal rito incineratorio, erano costituite da urne in vetro o ceramica poste in fosse; talvolta era presente un piccolo corredo, composto da oggetti in vetro o in terracotta. Potevano essere inoltre contrassegnate da segnacoli di vario tipo, da lapidi funerarie in marmo o in carparo con iscrizioni recanti il nome del defunto o della gens di appartenenza o, ancora, da cippi in marmo o in pietra con la parte superiore costituita da una testa-ritratto.