La testa, unica parte conservata di una statua in marmo bianco, rappresenta un tipo di atleta piuttosto maturo con capelli e barba a ciocche leggermente scompigliate. Il volto sembra esprimere pathos, accentuato anche dalla resa della fronte corrugata, degli zigomi sporgenti e delle guance scarne.
La posizione della testa indica che la figura doveva probabilmente essere raffigurata seduta, e alcune tracce sotto il mento fanno ipotizzare che si posasse sulla mano chiusa.
Lo stile e la posa della testa hanno fatto ipotizzare che si tratti di una copia del colossale Eracle seduto che Lisippo nel IV secolo a.C. aveva realizzato per la città e che venne presa come bottino di guerra da Quinto Fabio Massimo e posta in Campidoglio a Roma dopo il 209 a.C.
Datata variamente, tra la fine del IV/III secolo a. C, oppure al II a.C., oggi si considera una copia di età giulio claudia, dunque databile tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.
L’Eracle di Lisippo
Non conosciamo le modalità del rinvenimento di questa testa. Sappiamo che probabilmente venne acquistata dal Museo tra il 1886 e il 1887.
Il colosso di Lisippo dell’Eracle seduto, che si trovava in origine sull’Acropoli della città (attuale Città Vecchia) è noto da altre testimonianze: alcune monete di Eraclea (colonia tarantina sul sito dell’antica Siris) e una base in pietra locale che riproduce quella del capolavoro di Lisippo, con la pelle di leone che ricade dalla seduta e accanto i suoi attributi caratteristici quali la faretra e l’arco.
Molti storici antichi ricordano la statua e il suo successivo trasferimento a Roma.
La città laconica di Taranto era particolarmente devota ad Eracle, considerato il fondatore dell’etnia dorica.