La testa in marmo riproduce le fattezze di un uomo maturo anche se idealizzato nei tratti.
Il volto è incorniciato da una voluminosa chioma resa a piccole ciocche ondulate. La capigliatura è divisa in due bande laterali che scendono fino all’inizio del collo, coprendo anche le orecchie. Possiede inoltre una fluente barba dalla forma approssimativamente triangolare, che si biforca poco oltre il mento. La parte retrostante della calotta cranica assume una forma emisferica con un netto stacco rispetto alla capigliatura della parte anteriore e risulta solo sbozzata e non rifinita. La resa delle ciocche, realizzate a leggero rilievo sulla superficie delle compatte e voluminose bande che cingono a mo’ di turbante il capo, indurrebbe a datare la scultura in epoca tardo-repubblicana.
D’altronde però gli occhi e le arcate sopraccigliari ben definite e leggermente incisive potrebbero abbassare la datazione entro l’inizio dell’età augustea.
Sulla base di una serie di confronti, in primis le repliche del Poseidon/Neptunus del tipo Cherchel, riconosciuto quale nuova creazione di stampo classicistico elaborata a partire da modelli tardo-classici, la testa in esame si può riconoscere come parte di una statua del dio Nettuno, presumibilmente rappresentato stante con il tridente nella destra.
Il dio dei mari, benché fosse particolarmente identitario poiché legato alle origini della città e, successivamente, in qualità di eponimo della colonia graccana Neptunia, non è attestato in città in una forma cultuale archeologicamente nota. È proprio sul finire dell’età repubblicana che si concentrano le poche testimonianze di un suo culto, soprattutto in riferimento alla dedica di Rusticel.
Testa maschile in marmo (Nettuno)