Torre Castelluccia

15 giugno 2021 15 giugno 2021

L’abitato protostorico di Torre Castelluccia sorge su un pianoro affacciato sul mare nell’attuale località di Marina di Pulsano. È uno dei più importanti insediamenti, insieme a Saturo-Porto Pirrone, databile tra Età del Bronzo e la I età del Ferro (XIII – X secolo a.C.) nel Golfo di Taranto. L’abitato da solo ha un’estensione di 4000 mq che diventano 3 ettari se si aggiungela necropoli ad incinerazione sita presso la torre anticorsara. Gli scavi vi sono stati condotti prima fra il 1948 e il 1951 da Ciro Drago e ripresi da M. Gorgoglione alla fine degli anni Ottanta del XX secolo. Questi ultimi saggi hanno permesso di meglio definire le sequenze stratigrafiche e i contesti di rinvenimento dei reperti.

In particolare la collana proviene da un piccolo ambiente della capanna 7, detto il ripostiglio. Si trattava di un ambiente di metri 1×1,2 addossato al muro perimetrale della capanna e delimitato da pietre irregolari poste a secco, dove il Drago aveva rinvenuto frammenti di dolii (grandi contenitori in ceramica grossolana). Al centro dell’ambiente, letteralmente “ammucchiati, e tenuti fortemente dalla terra” (così recita il giornale di scavo) furono ritrovati i seguenti oggetti: 5 anelli in bronzo, 3 armille (bracciali a spirale), due torques (collane rigide), 1 amo da pesca, delle perle di ambra, gli elementi della collana, un rasoio e altro.

La varietà dei bronzi e degli altri materiali, e la loro differente provenienza geografica ci porta a comprendere come la loro presenza in un unico luogo di conservazione indichi la ricchezza dei contatti commerciali del loro proprietario con altre popolazioni dell’Italia peninsulare, sia sul versante tirrenico che su quello adriatico. Le fibule (fibbie con ago), per esempio, provengono dalla Calabria, i torques dall’area centroeuropea, la collana ha le perline in vetro prodotte a Frattesina (RO), il rasoio e lo scalpello sino di provenienza egea.

Tutto l’insieme ci fa comprendere la centralità degli insediamenti protostorici del Golfo di Taranto, vero umbilicus delle rotte mediterranee

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