Una scoperta controversa

30 agosto 2021 30 agosto 2021

Nel 1898 il signor Giuseppe Rocco Roppo, scavando nel giardino della propria abitazione, rinvenne i reperti in maniera casuale, dunque senza la presenza di archeologi. La vicenda sarebbe rimasta e i reperti dispersi se non vi fosse stata una controversia con il proprietario del terreno confinante sul diritto di proprietà dei reperti, che giunse alle orecchie del sindaco e quindi alle autorità locali.

L’allora direttore del Museo provinciale di Bari, Maximilian Mayer, riuscì, con un sopralluogo, a riferire che si trattava di due tombe la cui descrizione indica della tipologia a semicamera, realizzate con grandi blocchi di tufo intonacati e dipinti in giallo, nero e rosso.

Dopo circa due anni al momento dell’acquisizione dei reperti a favore del Museo Nazionale di Taranto, il Soprintendente Quintino Quagliati si espresse a favore dell’ipotesi di un unico corredo con reperti di eccezionale valore.

Un esame attento dei materiali recuperati ci porta a propendere per l’ipotesi del Mayer, soprattutto per la presenza di vasi tipici femminili e altri maschili, che difficilmente possono essere relativi ad un’unica sepoltura.

In ogni caso, i crateri eccezionali da Ceglie del Campo offrono una importante testimonianza della ricchezza delle classi dominanti nel mondo peuceta e dei suoi rapporti culturali, ma anche politici ed economici, con le città greche della Magna Grecia.

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