Una testa maschile dalla doppia vita

17 gennaio 2022 17 gennaio 2022

Oggi presentiamo una testa maschile barbata, della quale non è noto il luogo preciso di rinvenimento.
L’aspetto rappresentato è quello di un volto dai lineamenti eleganti, con zigomi alti e morbidi, lo sguardo ieratico. La resa plastica del volto è appena accennata con leggerissimi passaggi di piano. La fronte presenta marcate le bozze frontali che sono – vedremo in seguito il perché – quasi nascoste dalla capigliatura.
Le arcate sopraccigliari sono profonde e una linea piuttosto spessa definisce il taglio degli occhi, leggermente asimmetrici.
La posizione della testa rispetto al collo è frontale, il che suggerisce che si tratti di un busto o di una statua.
In questo reperto si nota il contrasto fra lo stile del volto e la resa dei capelli e della barba. Se il volto rimanda infatti genericamente al I secolo d.C., questi particolari sono tipici di un’epoca molto più avanzata, tra la fine del III e il IV secolo d.C. per rendere meglio il contesto culturale, possiamo indicare il periodo dominato dagli imperatori Diocleziano e Costantino
In realtà, e si vede bene dalla foto e ancora meglio direttamente sulla statua, la capigliatura e la barba sono state rilavorate. Se la capigliatura originale, che certamente era più naturalistica e voluminosa, non ha reso necessarie modifiche alla resa della fronte, la barba è stata invece ricavata abbassando leggermente il piano del volto e ricavando un “looK” da IV secolo d,C., quando gli imperatori rinunciano ad acconciature più elaborate mostrandosi come energici condottieri impegnati in guerra e adottando capelli corti e barba.
Si tratta infatti di un ritratto imperiale, forse raffigurante Tiberio, successore di Ottaviano Augusto, imperatore dal 14 al 37 d.C., rielaborato tre secoli più tardi.

L’arte tardoantica: la narrazione della fine di un’era oppure quella di un mondo nuovo?

Con la fase finale dell’impero romano il mondo cambia profondamente. Roma è il centro dell’impero sempre più di nome e sempre meno di fatto, gli imperatori si susseguono in brevissimo tempo, acclamati e poi distrutti dalle stesse legioni che li avevano portati al potere.
La difesa dei confini è labile e faticosa: terminate le guerre di conquista e non disponendo più di ricchi bottini, la res publica non riesce a gestire efficacemente i territori.
In questo clima di incertezza, anche la mentalità cambia: i culti che annunciano la salvezza dell’anima e una nuova vita si diffondono. Tra questi c’è Il Cristianesimo, prima di tutto, ma sono molto diffusi anche i culti orientali: Mitra, Cibele, Iside, il Sole Invictus.
Nell’artigianato artistico questo cambiamento corrisponde ad un diverso stile: non più realistico e naturalistico, ma simbolico, allusivo – e dunque – antinaturalistico: è uno stile che suggerisce, non rappresenta fedelmente la realtà.
Nelle pitture, come quelle delle catacombe, abbiamo una pittura detta “a macchia”: sono le campiture di colore a definire la figura. In scultura, il volume e il movimento vengono rese attraverso linee incise e fori resi a trapano, che permettono giochi di luce ed ombra. La capigliatura della nostra testa resa attraverso rapiti tocchi di scalpello rientra in questa fase stilistica.

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