Il MArTA dentro e fuori le mura

30 dicembre 2022 30 dicembre 2022

Visitare il MArTA è ormai una esperienza sinestetica: un viaggio tra percorsi sensoriali e cognitivi differenti in grado di coinvolgere più sensi.
Un’emozione per chi entra in un Museo attratto dalla storia, dall’arte, dalla musica o semplicemente dall’atmosfera che si respira e che ha reso oggi il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, una delle più grandi fucine culturali del Sud Italia.
Oggi il MArTA è modello e visitarlo consente di passare dal paleolitico inferiore al Medioevo, dall’arte orafa del IV sec. a.C. all’oro galvanizzato dell’arte contemporanea di Federico Gori, dalla musica del premio Oscar Dario Marianelli alla composizione di Achille Lauro, fino all’antesignana forma di Barocco nei girali degli scultori tarantini che lavorarono alla costruzione del santuario di Athena a Castro.
Il MArTA dentro e fuori dalle sue mura racconta la grandezza di una civiltà che fu in grado di contaminare con la sua arte e la sua cultura buona parte del Mediterraneo.
Ecco in sintesi cosa vedere al Museo Archeologico Nazionale di Taranto e dove trovarlo in Italia e all’estero.

Le collezioni permanenti
I tre piani del Museo Archeologico Nazionale di Taranto offrono al visitatore uno spaccato dettagliato della vita, dei costumi e delle ritualità legate alle civiltà che abitarono questa porzione del Mediterraneo dalla Preistoria e Protostoria, dal periodo della fondazione spartana di Taranto alla conquista romana, fino alla città tardoantica e altomedievale.
Tra i reperti iconici vi sono certamente le opere dell’arte orafa tarantina con i mitici “Ori”, la sezione atleti e guerrieri con la sepoltura e i resti dell’antico alteta di Taranto, e i capolavori dell’arte ceramica magnogreca, alcuni dei quali tornati in Italia tra il 2009 e il 2010, grazie all’impegno del Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale.

La mostra “Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro”
Inaugurata lo scorso 20 dicembre nel pianterreno del Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MArTA la mostra “Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro”, a cura di Francesco D’Andria – Accademico dei Lincei, professore emerito dell’Università del Salento e Direttore degli scavi e del Museo Archeologico di Castro e Eva Degl’Innocenti – Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
La mostra è un racconto inedito della città di Taranto perché dal punto di vista scientifico apre un contesto nuovo per la lettura della storia e del suo territorio. Le indagini archeologiche condotte a Castro (LE), nel Salento leccese, a partire dall’anno 2000, in collaborazione tra il Comune di Castro, l’Università del Salento e le Soprintendenze del Ministero della Cultura, tra cui attualmente la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce hanno permesso di identificare il Santuario di Atena (Athenaion) citato da numerose fonti letterarie, in particolare da Virgilio che, nel libro III dell’Eneide, descrive il primo approdo in Italia dei Troiani in fuga da Troia, guidati da Enea. Gli studi effettuati hanno posto l’attenzione sul ruolo svolto dal luogo sacro come spazio di incontro tra genti diverse, greci, messapi, popoli dell’opposta sponda balcanica, in un punto strategico della navigazione antica, all’ingresso del mare Adriatico.

L’arte contemporanea con “L’età dell’oro” di Federico Gori
L’età dell’oro è il progetto espositivo realizzato da Federico Gori – a cura di Eva Degl’Innocenti e Lorenzo Madaro – visibile fino all’8 gennaio 2023 dentro le sale del Museo Archeologico di Taranto.
Il titolo della mostra deriva da quello della principale opera esposta, L’età dell’oro (la muta), finanziata dal bando PAC – Piano per l’Arte Contemporanea del Ministero della Cultura, vinto un anno fa dal MArTA, ormai acquisita in esposizione permanente. L’età dell’oro (la muta) è costituita da una teca in legno e vetro trasparente, contenente su più livelli sculture in oro, argento, bronzo, rame e ferro: risultato della trasformazione di 28 esuvie di diversi serpenti.
I vari metalli utilizzati sono un chiaro riferimento alle età del mondo, descritte nel secondo mito de Le opere e i giorni di Esiodo. L’esuvia è simbolo della mutazione in natura, motivo dominante di tutta la mostra, e la scelta dell’oro pone in forte dialogo l’opera con i preziosi ori tarantini collocati nel museo.

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto arriva anche in Argentina.
Il MArTA ha portato infatti nella sua capitale Buenos Aires alcuni suoi tesori per la mostra intitolata “Tesoros del Museo Arqueológico Nacional de Taranto. Griegos y otras civilizaciones antiguas del Sur de Italia” (“Tesori del Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Greci e altre civiltà antiche del Sud Italia”).
L’esposizione si tiene al Museo Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires dal 7 dicembre 2022 al 5 marzo 2023.
Obiettivo della rassegna: portare all’attenzione del pubblico argentino una selezione di reperti appartenenti alle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA) e illustrativi degli aspetti culturali e produttivi più rappresentativi dell’antica città di Taranto, unica colonia greca della Puglia, e delle altre popolazioni che abitavano in antico la regione pugliese.
Curata da Eva Degl’Innocenti, direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, e da Lorenzo Mancini, funzionario archeologo del MArTA, gli oggetti selezionati sono stati scelti, per la loro capacità di evocare, con l’efficacia sintetica del simbolo, temi complessi quali la società, l’ideologia funeraria, la cultura figurativa, le produzioni, il patrimonio di racconti mitici e le credenze religiose dei Greci di Taranto e delle altre antiche civiltà della Puglia, in un periodo compreso tra l’VIII secolo a.C. e il II secolo a.C., quando si compie l’inserimento della regione nella nascente Italia romana.
Il progetto esportare le eccellenze dell’archeologia europea e racconta le storie di una delle più importanti città del Mediterraneo antico: la colonia greca di Taranto, definita la ‘Parigi del mondo antico’ per la sua influenza culturale e la sua capacità di plasmare mode e costumi. Ma anche le storie dei popoli che hanno convissuto con i Greci nella regione Puglia, la più orientale del Sud Italia, il tacco della Penisola”.

Il MArTA a Bari nella mostra “Antichi popoli di Puglia. L’archeologia racconta”
“Antichi popoli di Puglia. L’archeologia racconta” è il titolo della mostra nelle sale del Castello Svevo di Bari.
L’allestimento inaugurato durante la Notte dedicata a San Nicola, tra il 5 e il 6 dicembre, è a cura del direttore Generale Musei, Massimo Osanna e del direttore regionale Musei Puglia, Luca Mercuri.
L’esposizione, prodotta interamente dal Ministero della Cultura e dalla Direzione Regionale Musei di Puglia, propone un viaggio nel tempo attraverso l’archeologia delle civiltà pugliesi, dai dauni ai peuceti, dagli japigi ai messapi, passando per uno dei centri nevralgici della Puglia antica, ovvero Taranto.
Sono, infatti, oltre seicento i reperti attraverso i quali si ricostruisce il racconto dei popoli di Puglia in un arco temporale che va dall’VIII secolo a.C. fino all’epoca dell’imperatore Augusto.
All’esposizione hanno contribuito i musei pugliesi civici e regionali, le Soprintendenze, la Direzione Regionale Musei Basilicata e il Museo Archeologico Nazionale di Taranto con 36 reperti provenienti prevalentemente dall’area dell’acropoli di Saturo, dallo scavo tarantino di via Leonida e dalle tombe di Canosa.
La grande mostra che rimarrà aperta fino al prossimo 31 marzo, oltre i 600 reperti provenienti dai maggiori Musei di Puglia e Basilicata, anche l’installazione di video arte site-specific “Chronos” allestita all’interno della Sala Bona Sforza del Castello Svevo.

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